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giovedì 23 agosto 2012

Quando le madri non sono felici: le ombre della maternità

Il parto è un evento emotivamente e fisicamente stravolgente e rappresenta anche il momento, rapidissimo, in cui la donna va incontro a nuove trasformazioni sia per quanto riguarda il suo fisico, sia per quanto riguarda il suo ruolo. Psicologicamente rappresenta il momento di passaggio definitivo dal ruolo di figlia a quello di madre e il momento in cui per la prima volta la madre vede il proprio figlio vivere fuori ed indipendentemente da lei. Si tratta dunque di un cambiamento molto significativo nella vita di una coppia, ma soprattutto nella vita di una donna, che può essere accompagnato da "senso di perdita" per uno stato di vita ben noto e conosciuto, mentre occorre affrontare una nuova realtà con totale smarrimento.
La gravidanza e il parto sono quindi certamente fonte di stress che spesso scatenano nelle neo-mamme una serie di disturbi dell'umore. 
Esiste un ampio numero di donne che dopo il parto vive momenti di difficoltà psicologiche legati soprattutto all'enorme cambiamento che l'arrivo di un bambino porta con sé. Tra queste donne alcune possono cadere nel tunnel buio della depressione che rende grigio e insopportabile ogni giorno, ogni impegno, ogni gioia, ogni sorriso. Ecco allora che occuparsi della quotidianità diventa insopportabile, accudire la propria creatura un compito immane, per il quale non si è mai sufficientemente adeguati. E così ogni pianto del bambino è la conferma di quanto si è incapaci come madre, mentre non si riesce a far altro che ignorare e far tacere dentro di sé tutto ciò che di positivo c'è nell'aver accanto a sé ogni giorno una creatura che ha bisogno della propria mamma, al nutrimento affettivo, alle attenzioni e alle cure amorevoli che le diamo. 
E’ importante sfatare il mito secondo cui dopo il parto è tutto finito ed ogni problema è risolto perché è proprio in quel momento che la donna ha bisogno di aiuto. 

Secondo i Research Diagnostic Criteria, esistono tre quadri diversi di forme depressive nella fase post-parto: 
- Blues post-parto (Baby-blues)
- Depressione post-parto
- Psicosi post-parto



Blues post-parto 
Un tempo questa condizione veniva chiamata “lacrime del latte” e, ieri come oggi, corrisponde all'insieme di piccoli disturbi dell’umore, temporanei e passeggeri (verosimilmente una concausa di fattori ormonali ed emotivi), che colpiscono le neo mamme anche laddove il figlio sia stato fortemente desiderato e la gravidanza abbia avuto un decorso normale. Secondo dati statunitensi il baby blues riguarda più o meno il 70% delle puerpere e solo il 20% delle mamme non ha sintomi di sorta. 
Si manifesta durante la prima settimana post-parto. Insorge infatti da 3-5 giorni (spesso in coincidenza con il ritorno a casa) fino a 10 giorni dal parto. Si manifesta maggiormente nelle primipare e in donne di condizione sociale disagiata; altri fattori di rischio sono rappresentati da una anamnesi positiva personale o familiare per depressione, recenti eventi stressanti, ansia durante la gravidanza. 
Sintomi
Clinicamente le pazienti presentano irritabilità, labilità umorale e facilità al pianto, sonno disturbato, difficoltà di memoria o concentrazione, pensieri negativi rispetto al bambino. 

Quali sono le cause?
A monte di questa sintomatologia è determinante la transitoria vulnerabilità biologica: nei primi giorni dopo il parto il corpo della neomamma è messo a dura prova da un repentino calo di ormoni. Gli estrogeni ed il progesterone, che hanno dato benessere in gravidanza, raggiungono livelli anche inferiori a quelli precedenti il concepimento e provocano inevitabilmente un turbamento emotivo. Durante questo periodo l’ossitocina, ormone che gioca un ruolo fondamentale nel meccanismo del parto naturale, svolge un compito importante anche nel far dimenticare il dolore legato al parto. Tuttavia l’ossitocina diluisce l’entusiasmo e l’euforia legata alla sensazione di aver superato un traguardo. Anche la prolattina, la cui azione è essenziale nella produzione del latte, ha effetti sulla psiche a seconda della quantità di progesterone presente. A ciò si sommano gli aspetti emotivi legati all’idea che la donna ha di sé: la trasformazione fisica e la perdita di una figura snella e attraente, la sensazione di non essere più una persona libera (il bambino pone limiti anche forti alla mobilità) o la perdita della propria identità con la necessità di costruirne una nuova, da “donna” a “donna e mamma”, possono determinare situazioni di stress psicologico. A completare il caleidoscopio delle cause esistono anche fattori pratici: le necessità dell’allattamento che alterano il ritmo sonno-veglia della madre, le difficoltà oggettive nell’accudire il bambino, l’assenza del partner o di un supporto emotivo e pratico da parte dei familiari, la presenza di un altro figlio piccolo, i problemi economici o l’isolamento sociale. Inoltre altri fattori possono essere già presenti prima o durante la gravidanza: un concepimento non desiderato, episodi di depressione più o meno acuta in famiglia, l’aver sofferto di sindrome premestruale. Questi molteplici fattori contribuiscono a gettare le basi per lo sviluppo di forme depressive ben più gravi. E’ così che si sfocia nella depressione post partum vera e propria.
Da un punto di vista assistenziale è fondamentale che questi sintomi vengano intercettati e indagati dal personale sanitario (ostetrica, infermiera, medico), il cui compito, nelle forme non gravi è quello di fornire spiegazioni in merito al loro vissuto e rassicurare la paziente. 
La prognosi è ottima e i sintomi tendono a regredire velocemente nell'arco di pochi giorni, soprattutto se la donna riceve un adeguato sostegno dall'ambiente familiare nella gestione del piccolo e di sé. La condivisione della nuova esperienza con altre neo-mamme può aiutare a sdrammatizzare e a sentirsi normalmente adeguate nel ruolo che sta sostenendo. In alcuni casi il quadro può peggiorare e progredire verso una depressione clinica. 
Si ricorda inoltre che il 20% delle mamme che hanno presentato il blues post-parto possono presentare un episodio depressivo nel corso dell’anno successivo al parto.


Depressione post-parto 
La depressione post-natale ha una prevalenza del 10-20% ed eziologicamente vengono ipotizzate cause ormonali e stress di natura psicosociale. Insorge entro 4-6 settimane, fino a sei mesi dal parto. Mediamente può avere una durata di 4-6 settimane se trattata, altrimenti può persistere fino ad un anno. 
E’ associata a diverse condizioni quali: età avanzata, relazioni conflittuali, mancanza di supporto sociale, anamnesi positiva per depressione, problemi fisici, ipotiroidismo. 
Sintomi
Clinicamente la paziente presenta una sintomatologia sovrapponibile a quella della depressione maggiore: flessione dell’umore fino ad ideazione suicidaria, ansia, angoscia, anedonia, irritabilità, senso di colpa e di inadeguatezza, colpevolizzazione (non sono una buona madre), insonnia (spesso mascherata dalle poppate notturne), calo dell’appetito e della libido, ridotta capacità di concentrazione e dell’attenzione. A questo spesso si associa la presenza di eccessiva preoccupazione per la salute del neonato o il non provare sentimenti di amore verso il figlio, fino a pensieri di infanticidio. E’ importante sottolineare che le pazienti non affermano di sentirsi depresse. 
E’ molto importante riuscire a individuare precocemente i sintomi e quindi mettere in atto le strategie terapeutiche necessarie con l’impostazione di adeguate terapie farmacologiche e di supporto (counseling, psicoterapeutiche, psichiatriche, sociali).

Psicosi post-parto 
Ha una prevalenza dello 0,1-0,2%. Le cause vengono ricercate in cause genetiche (una anamnesi familiare positiva per disturbi psichiatrici maggiori predispone alla depressione post-parto) e biologiche (un drastico calo degli estrogeni/progesterone/cortisolo e le interazioni con la serotonina e la dopamina). 
Sono maggiormente a rischio le primipare, le donne single e le pazienti con anamnesi di disturbi bipolari (la presenza di questo ultimo dato in particolare predice un rischio di psicosi del 20%). 
Indicativamente può insorgere tra 3 e 14 giorni dal parto e può avere una durata di 6-12 settimane o più. 
La psicosi spesso è una emergenza psichiatrica con necessità di ricovero, soprattutto in relazione al pericolo di suicidio o infanticidio. 
Sintomi
La paziente presenta insonnia, confusione, irritabilità, disturbi affettivi (nel 75% dei casi), sintomi schizofrenici (nel 25% dei casi), delirium con disorientamento spazio temporale e cognitivo, allucinazioni, manie e perdita del senso di realtà. 
La prognosi, al di là del quadro che può presentarsi anche drammatico, è buona e nel 70% dei casi, se adeguatamente trattate, le pazienti si ristabiliscono. La prognosi è peggiore se sono presenti sintomi schizofrenici. 
E’ certamente importante considerare anche il rischio di ulteriori eventi psicotici che si attesta intorno al 50% in caso di nuova gravidanza e al 20% in generale.

Le vie d'uscita? Tante! 
  • Gustare la gioia della maternità
  • Maturare e accettare di crescere
  • Vivere bene nel proprio ruolo
  • La parola chiave: rilassarsi, amarsi, prendersi cura si sé
  • Utilizzare l'esercizio fisico per riattivare il modo in cui vi sentite
Lo sforzo che bisogna fare è quello di confidarsi: con il proprio compagno, con le amiche che magari hanno avuto la stessa esperienza, o con i parenti, per evitare di irrigidirsi nella propria solitudine. La depressione può essere un modo per entrare in contatto con se stesse, per conoscersi meglio e, in fondo, crescere. Ma, importante almeno quanto il confidarsi, è il riuscire a delegare: non dimenticare che un  bambino è figlio di una coppia e non solo di una donna: quindi non aver paura di coinvolgere il compagno nella cura del tuo cucciolo! E' indispensabile il supporto dei parenti nel fare capire alla donna che nessuno nasce esperto e che anche lei, un po’ per volta, imparerà a diventare una mamma “sufficientemente buona”(Winnicott). 
A chi rivolgersi?
Il personale ostetrico deve fornire nell'immediato post-partum una assistenza individualizzata e flessibile, basata sull'identificazione precoce dei sintomi depressivi, onde poter attuare in maniera tempestiva una adeguata strategia preventiva. Inoltre i consultori e le associazioni specializzate hanno il compito di sostenere la donna in caso di bisogno e metterla in guardia dai tre miti che, secondo l’American College of Obstetrician and Gynecologists, possono generare frustrazioni: 
1. FARE LA MAMMA E’ ISTINTIVO. 
Niente di più falso: è un’attività complessa che richiede l’apprendimento di tecniche e astuzie varie e non deve essere un dramma se si incontra qualche insuccesso. 
2. IL BAMBINO E’ PERFETTO. 
E’ un’illusione: ogni bambino ha la propria personalità ed è normale che non rispecchi il ritratto ideale del nascituro fantasticato dalla madre e aggravato dal confronto con i figli degli altri “così carini e buoni”. 
3. MAMMA E’ PERFEZIONE. 
E’ ovvio che nessuno è perfetto e comunque gli errori sono ammessi. Non provare inizialmente un eccezionale trasporto per il neonato può capitare, ma l’affetto cresce con la confidenza. 

Da queste parole capiamo quanto sia difficile esercitare il mestiere di mamma e di donna allo stesso tempo. Molte insidie intralciano il cammino della maternità e molte ombre oscurano il rapporto tra madre e bambino. Ma se è vero che l’ombra esiste per farci rendere conto della presenza della luce, ogni mamma che si ritrova inerme di fronte alle sue debolezze potrà riuscire a ritrovare quello spiraglio di luce che le permetta di illuminarsi e illuminare la vita del suo bambino e di chi le sta intorno.

È importante, quindi, che le donne e la famiglia siano correttamente informate sui rischi di questa sindrome e proprio a tal fine anche il Ministero della Salute ha messo a punto un progetto mirato al sostegno della donna dopo il parto. La campagna “Un sorriso per le mamme“ promossa da O.N.Da (Osservatorio sulla Salute della Donna) con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute vuole trasmettere un messaggio chiaro: le donne non sono sole e si può uscire da questo momento di depressione, anche grazie alla condivisione delle proprie paure. Il messaggio della campagna di comunicazione è “non sei sola, uscirne si può”.

La mamma che soffre di disordini mentale, la depressione post-parto, non  dovrebbe essere lasciata sola, ma capita e confortata.

Fonti

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